CONVERSAZIONE SULLA PSICOTERAPIA TRA MATERIALE E IMMATERIALE

La Casa non è unicamente il luogo dove si mangia o si dorme, ma dove si sogna, ci si incontra, si conversa e si progetta.Un negozio può essere tanta cose, oltre alla sua più esplicita funzione legata a una merce e al vendere. Può essere ritrovo, fulcro conversazionale e sociale, come un bar o un parrucchiere.

Ma, in special modo, se ricerca ed espone oggetti finalizzati all’arredare può essere casa dall’anima molteplice, una casa con la magia della matrioska, una casa dai mille volti, una casa fatta di tante case, una dentro l’altra, dunque, in grado di sollecitare la fantasia del Visitatore, che sia avventore per caso o un pianificatore alla ricerca di oggetti che diano forma al proprio pensiero.

Così in un pomeriggio alle soglie dell’estate, siamo stati tutti Ospiti di Angela De Masi, impeccabile padrona di Casa, nel suo splendido negozio alle pendici di Monte Sacro, laddove gli antichi sacerdoti romani salivano per osservare e interpretare il volo degli uccelli, luogo rivoluzionario che vide la ribellione della plebe romana nella prima Repubblica nel 494 a.C., fatta con il semplice atto di abbandonare i negozi e che generò quel bel discorso metaforico di Menenio Agrippa sul corpo umano in cui si ribadiva che lo stomaco e le braccia avrebbero dovuto pensarsi come un insieme consorziato per vivere.

Siamo a Nord Est di Roma, sulla riva destra del fiume Aniene, accanto al ponte Tazio, di fronte alla suggestiva e scenografica Piazza Sempione con la sua dolce curvatura e la Chiesa degli Angeli Custodi posta abbastanza in alto per ribadire la sua funzione custodiale  sull’intero luogo.

Se il contesto contribuisce a dare il suo senso forte all’identità delle persone, questo territorio conserva ancora qualche segno magnifico di un idea di abitare degli anni ‘20 del secolo scorso ispirato alle garden cities inglesi, per cui la Città Giardino, così come fu illuminatamente chiamato, improntato su un disegno curvilineo, nasce per non degradare eccessivamente la vita delle classi più popolari attraverso la presenza del verde e di spazi comuni.

Ma spesso la memoria storica si perde e i luoghi finiscono per assomigliarsi troppo e smarrire quella specificità che ci arricchisce tutti. Così la modernità rischia il fallimento.

Ad ogni modo, tutti gli Ospiti, artisti e psicoterapeuti riuniti probabilmente insieme in una delle rare occasioni del genere, hanno potuto godere di uno spazio esteticamente curato e dedicato alla formazione, circondati dalle opere di Luana Romano dalle proporzioni generose e una terrazza in grado di regalare una vista ravvicinata sulla città con la sua mobilità, ma anche, al di là della strada, un affaccio di ampio respiro che consente allo sguardo di spingersi verso la pineta del Ponte Nomentano. Qui la terrazza sembra sollevare da terra l’osservatore di quel tanto che serve per produrre distacco, ma non perdere il contatto con la dinamica urbana fatta di veicoli e pedoni.

Nell’ambito di un Seminario dal sapore volutamente informale, aperto a artisti, psicoterapeuti, architetti e arredatori dal titolo Arte, Design e Spazio professionale si è parlato di Psicologia ambientale, dei modi in cui l’ambiente impatta sui esseri umani e sui modi di vivere la Natura, il Verde, la Città e la Casa, interpretati in chiave curativa, della necessità di fondare una nuova interlocuzione triangolare tra l’Immagine artistica e non, il Terapeuta e il Paziente, dei modi per recepire e vestire lo spazio della Terapia con l’Arte, perfino dell’urgenza di sviluppare una specifica cultura materiale che faccia evolvere lo psicoterapeuta nella ricerca della materia, dei materiali, degli arredi e degli oggetti. L’oggetto di Design prima di acquisire valenze narcisistiche, ha valenze simboliche ricchissime connaturate alla sua genesi che hanno animato in primis la mente del designer e che possono animare la mente del terapeuta nell’attivazione dei processi terapeutici.

Peraltro l’accogliere è un fatto primariamente fisico e sensoriale e la Terapia deve partire da una fisicità consapevole e condivisibile, fatta anche di scenografia, in un percorso evidentemente facilitato e accessibile a tutti, che passa per il Simbolico fino a giungere al Trascendentale.

Lo studio dove uno Psicoterapeuta fa la sua terapia non può essere un ufficio, nè tanto meno deve essere pensato come un ufficio con scrivanie, sedie direzionali e pc, ma deve più assomigliare a una Casa, una Casa speciale dove ci sia spazio per lo zoo-morfico e il bio-ispirato.

Mi piace, infine, pensare che l’antico ponte Nomentano, tuttora in piedi, storico luogo di incontro tra Leone III e Carlo Magno nell’800, con il suo aspetto che integra la casa con il tetto e il castello, ci aiuti simbolicamente a concepire una possibile comunicazione tra saperi ed esperienze diverse e poter progettare un Bello realmente fruibile da ogni singola sensibilità.

In un mondo che rischia la virtualizzazzione estrema, il negozio di Angela dalle ragguardevoli dimensioni consente di fare un viaggio tra il reale e l’irreale, tra ciò che c’è e ciò che non c’è, tra il  vedere e l’immaginare. Ma sopratutto c’è abbastanza da toccare così come sarebbe piaciuto a Bruno Munari, uno dei massimi pionieri della creatività applicata moderna, noto per il suo motto, più che mai attuale, Vietato non toccare.

Antonio Bufano

 

Monte Sacro, lì 15 Giugno 2018